Perché interessarsi alla grafica significa conoscere Max Huber

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Che cos’è la progettazione grafica tramite un suo fondatore

Grazie alla mostra promossa dall’Accademia delle belle arti di Catania per il centenario dalla nascita di Max Huber, si apre l’occasione per parlare di questa icona e del suo ruolo, insieme a mostri sacri come Steiner e Boggeri, nella comunicazione visiva dello scorso secolo e l’incredibile impatto ottenuto nella pubblicità.

Locandina dell’evento in riferimento

Max Huber, svizzero e nato a Baar nel 1919, si iscrive nel 1935 alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, rinomata università a stampo artistico, grazie al quale si avvicinò alle arti visive, arrivando a lavorare a Milano per lo Studio Boggeri, avanguardia nell’utilizzo della comunicazione visiva nella pubblicità, dopo essere stato chiamato nel 1940. Da lì si parla di una incredibile storia di successo, che gli portato diverse cattedre e collaborazioni con Olivetti, DeAgostini e altri giganti.

Max Huber Supermercati Esselunga
Realizzazione di Max Huber del 1957 per Supermarkets Italiani SPA, l’attuale Esselunga (nome derivante dal logo)
Max Huber La Rinascente
Realizzato per La Rinascente nel 1950

Ma cosa rende così rilevante questa storia di successo? Il fatto che Max Huber si è collocato e inserito in una corrente che ha ridisegnato la grafica, diventando uno dei precursori della progettazione grafica, un approccio preciso e metodologico alla comunicazione visiva, oltre alla continua sperimentazione tecnica, che ha portato alla creazione della sovrastampa, la sovrapposizione di un colore su un’altro per la creazione di un terzo colore.
Per capire la rivoluzione visiva di quegli anni è necessario tirare in causa la Bauhaus, scuola tedesca di architettura, arte e design attiva durante la Repubblica di Weimar (dal 1919 al 1933).

La sede della Bauhaus a Dessau, Germania

La corrente di questa scuola era di un contatto intimo e costante fra le arti, nonché la ricerca della loro interconnessione in ambito industriale e commerciale, quindi anche pubblicitario. E qui vi è la forza di Huber: l’armonia visiva deve essere parte di una narrazione, di un’idea che viene richiamata quando si guarda un marchio o un logotipo.

Max Huber ha partecipato alla definizione di graphic design, dove non è sufficiente saper utilizzare i software del pacchetto Adobe di turno, ma è indispensabile comprendere delle vere e proprie regole estetiche e stilistiche da contestualizzare e applicare in base alla circostanza. Il grafico non fa un disegno con le linee rette, il grafico è un progettista, e come tale deve saper trovare il giusto equilibrio fra le necessità dei vari reparti, con un occhio di riguardo per il marketing.

In un’intervista del 1982, alla domanda su quanto l’arte astratta avesse influenzato la sua progettazione grafica, Huber rispose:

“È chiaro: tutto è collegato […]. Sono forme di un linguaggio, di uno stile che si esprime anche con i caratteri e con l’impaginazione, così come può esprimersi con litografie e incisioni varie […]. Le mie pagine, le mie sigle sono delle architetture astratte”

La grafica è comunicazione, diretta e intuitiva per chi ne fruisce, ma frutto di grande studio e ricerca per chi la sviluppa.

Huber può e deve essere uno spunto di partenza fondamentale per chiunque si interessi alla grafica, e chi lo desidera e ha la fortuna di poter essere a Catania alla mostra per il centenario dalla nascita dal 22 al 24 novembre 2019, lo faccia. Sarà al Palazzo Vanasco dell’Accademia delle belle arti di Catania, aperto dalle 18.00 alle 23.00. Tutte le informazioni si trovano nel link ad inizio articolo, sul sito dell’istituto.

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Chioggiotto, studente, alle volte lavoratore.