Storia di un matrimonio

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Il film dolceamaro di Baumbach è una storia d’amore e di separazione da non perdere

Fin dalla sua presentazione allo scorso Festival del cinema di Venezia Marriage Story, scritto e diretto da Noah Baumbach, ha attirato l’attenzione della critica e dei cinefili di tutti il mondo, diventando uno dei film più attesi del 2019. Distribuito da Netflix a livello mondiale a partire dal 6 dicembre e in alcune sale selezionate nelle settimane precedenti, Storia di un matrimonio ha velocemente spezzato conquistato il cuore degli spettatori, confermandosi come una delle migliori pellicole dell’anno. La prova arriva anche dalle recentissime nomination ai Golden Globe 2020, dove ha ottenuto ben sei candidature: miglior film drammatico, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora e tre candidature per le grandi prove attoriali di Adam Driver, Scarlett Johansson e Laura Dern.

Storia di un matrimonio non parla di matrimonio, ma semmai della sua fine. Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson) sono una coppia sposata di teatranti che vive a New York, con il figlio Henry (Azhy Robertson). Lui è un regista d’avanguardia dal grande successo e dal grande talento, che a breve sbarcherà a Brodway con la sua ultima pièce; lei è l’attrice di punta della compagnia del marito, indecisa se continuare la sua carriera teatrale o proseguire nel cinema, suo sogno di bambina.

La pellicola si apre con una delle più dolci e poetiche sequenze di sempre: Charlie e Nicole narrano le cose che amano del proprio partner, il perché del loro innamoramento, mentre scorrono le immagini delle storie narrate, come se fossero dei filmini di famiglia girati con la telecamera nei momenti più importanti e intimi. Ma queste parole sono destinate a rimanere solo su un pezzo di carta: scritte come esercizio su suggerimento del terapista di coppia, Nicole si rifiuta di leggere la sua lettera e decide di lasciare Charlie.

Nicole si rifugia allora con il figlio a Los Angels, a casa della madre, per filmare il pilota di una nuova serie tv e ritrovare sè stessa. Decide anche di chiedere il divorzio a Charlie, con cui prima aveva accordato di separarsi in modo consensuale senza ricorrere ad avvocati. Da qui in poi la situazione si complica: inizia un terrificante iter burocratico per ottenere il divorzio, in cui spesso a rimetterci è proprio il bambino, sbalzato da un lato all’altro e oggetto di contesa tra genitori e avvocati. Vediamo lungo il film tutte le fasi che portano alla fine di un matrimonio: i tentativi di riappacificazione, i segreti che vengono a galla, le lotte con gli avvocati, i litigi furiosi, i problemi economici.

Tutto questo percorso Noah Baumbach decide di affrontarlo con un’estrema delicatezza, costruendo una sceneggiatura che alterna la prospettiva di Charlie a quella di Nicole di scena in scena, lasciando ad entrambe le voci la possibilità di dire la loro, di mostrare un diverso lato della questione. La storia si svolge nell’arco di un anno ma grazie alla forte empatia che nasce tra spettatore e personaggio non si perde nulla nell’evoluzione dei sentimenti e delle vicende personali e burocratiche.

Con grande sensibilità, Storia di un matrimonio affronta problematiche molto complesse, come ad esempio la difficile relazione tra avvocato e cliente, che spesso viene visto solamente come merce, come numero; una relazione dove a comandare è l’avvocato, che pur senza avere a cuore la questione delle persone che gli stanno davanti, sono disposti a dire le cose peggiori e più impensabili sulla controparte, cercando di ostacolarsi il più possibile, perdendo di vista il punto della questione, trasformando il divorzio in una lotta di possesso, in stratagemmi di vendetta. Reificando un rapporto umano e distruggendo il ricordo di un amore ormai avvelenato. Uno scontro in campo aperto tra amico e nemico, dove qualunque cosa diventa oggetto di contesa, i figli compresi.

Richiamando alla memoria il grande La la land (2016) di Chazelle torniamo anche a riflettere sull’importanza della realizzazione personale e sulla soddisfazione lavorativa all’interno di una coppia: come Mia e Sebastian, né Charlie né Nicole sono disposti a sacrificare sé stessi per la sopravvivenza della loro relazione. Due personalità forti, due persone piene di inventiva e di progetti ma schiacciate da un matrimonio che ormai non ha più nulla di cui arricchirsi. Le strade allora si separano, tutti realizzano i loro sogni senza rimpianti e senza dimenticare ciò che è stato. E quello sguardo che Mia lancia a Seb alla fine del film, carico di amore e riconoscenza, si trasforma nel film di Baumbach in un ultimo gesto, con Nicole che allaccia la scarpa di Charlie.

È la semplicità di questa storia a rendere Marriage story un film suggestivo, toccante, dolceamaro: una storia di amore come tante, una storia di separazione come tante, ma che grazie a questo gioco di parallelismi da una vita all’altra, da una prospettiva all’altra, la rendono una storia pulsante, viva. Un film che diventa grande quando incontra le incredibili prove recitative di Scarlett Johansson e soprattutto di Adam Driver, che regala qui una delle sue più grandi performance, se non proprio La più grande. Due interpretazioni che entrano nella pelle e stravolgono dal profondo. Non si può fare a meno di non farsi un esame di coscienza guardando Storia di un matrimonio, non si può non interrogarsi su di noi, sulle nostre relazioni, sulle persone che amiamo e su quelle che abbiamo perso. Si entra in questa storia a cuor leggero e se ne esce con un nodo alla gola indistricabile.

Sulle note di Being Alive di Stephen Sondheim, cantata dalla voce calda e rotta di Driver, ci avviamo alla chiusura di questo film, di questo piccolo gioiello di Baumbach, consapevoli che nonostante tutto, nonostante sofferenze, tedio, rotture e litigi, l’amore è ciò che ci tiene in vita e ciò che dà senso allo scorrere dei giorni:

Someone to hold you too close / Someone to hurt you too deep / Someone to sit in your chair /And ruin your sleep /And make you aware of being alive.

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Sono nata a Chioggia, negli anfratti della Laguna Veneta. Studio Filosofia all'Università di Padova. Attualmente vivo in Germania per il mio anno in Erasmus all'Università di Tubinga. Amo viaggiare, amo l'arte e la letteratura, il buon cibo, i cani e soprattutto amo il cinema e il teatro. Qui su Cogito cerco di raccontarvi il meglio di queste due arti meravigliose.