Randy Richards ci parla di Arcadia Ego Films

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Come dalle menti di tre giovani residenti in Friuli Venezia Giulia è nata una casa di produzione cinematografica indipendente

Randy Richards è un ragazzo poliedrico, dalla forte personalità e dai mille talenti: musicista, regista ed interprete, è riuscito a catturarci con il suo entusiasmo ed a farci incuriosire riguardo i suoi prodotti futuri. Abbiamo deciso di intervistarlo per saperne di più e presentare Arcadia Ego Films, casa di produzione cinematografica indipendente nata dalla mente di Randy, Xenia e Lorenzo, amici e compagni di studi ma anche professionisti che hanno deciso di mettersi alla prova.
Quando prende vita Arcadia Ego Films?
Arcadia Ego Films nasce subito dopo la fine della produzione di Forwarder Adam, che ci ha consolidato come gruppo unito anche grazie all’ondata entusiasmo che ha preceduto e susseguito il nostro progetto.
Siamo a fine giugno del 2019 e la prima volta che è comparso il logo Arcadia Ego Films come firma su un progetto è stata proprio con Forwarder Adam: pensato nel 2018, ha una struttura molto semplice e vuole essere una critica sociale. Le impressioni sono state abbastanza positive, i dubbi erano ben contestualizzati ed hanno fatto emergere che si tratta di un cortometraggio che, seppur privo di dialoghi, tende a non spaesare ed a lasciare un messaggio molto chiaro. Il messaggio passato è leggermente disturbante, ma lascia allo spettatore il desiderio di saperne di più: io sono dell’idea che sia necessario per un corto avere un inizio ed una fine ben delineate, pena la creazione di un eventuale sequel, per cui volevo un progetto fatto e finito che invece ha lasciato qualche piccolo interrogativo. È un cortometraggio prodotto con stile circolare, o meglio, in queue style: c’è una routine e nel momento in cui essa viene interrotta da un imprevisto (il fatto che ci sia un bug nella ricerca del protagonista, ndr), si crea una coda.
I nostri lettori probabilmente avranno delle curiosità riguardo al come funzioni una casa di produzione. Potresti darci qualche dritta sul lavoro davanti e dietro alla telecamera su un set cinematografico? 
Lavoriamo per lavori commissionati ed autoprodotti. Lavori commissionati possono essere video musicali, video per promozioni su social e di eventi, mentre quelli autoprodotti sono meno frequenti poiché necessitano ovviamente di piccoli o grandi finanziamenti. Tutti gli attori coinvolti sono interpreti emergenti di alto livello: non volevo coinvolgere persone non all’altezza delle mie aspettative, ma nessuno è già famoso. Io sono una rampa di lancio per loro, che intendo ripagare con la miglior professionalità e possibilità di dare visibilità in progetti con un alto livello di qualità finale. Avere un’idea ampia e precisa significa dover mantenere un certo status di calma e tranquillità nella mente di tutti: noi tre collaboratori, gli attori e chiunque ci stia attorno.
Ho conosciuto la mia principale collaboratrice alla triennale del DAMS. Abbiamo iniziato a creare prodotti insieme durante i corsi universitari, per poi renderci conto della nostra capacità di rispettare idee e spazi altrui creando comunque la giusta alchimia. Non c’è stato un rito di iniziazione: lei era in grado di rispettare la mia creatività senza risultare invadente ed io ammiro le sue capacità tecniche ed organizzative. Non ho mai preso decisioni che non fossero al corrente di entrambi poiché nessuno in Arcadia Ego Films ha monopolio creativo.
Il secondo collaboratore, collega musicista, aveva voglia di mettersi in gioco in questo campo: si è occupato della presa diretta dell’audio in Forwarder Adam e del casting del nostro prossimo progetto. Serietà, entusiasmo ed una visione d’insieme obiettiva sono sicuramente i suoi punti a favore, ed è stato un acquisto di notevole importanza.
Hai mai riscontrato problemi nel coordinare al meglio i lavori di produzione?
Difficoltà, sarò sincero, ce ne sono: i prodotti hanno un tempo di pre-progettazione che può variare davvero molto. Quando arriva la produzione vera e propria il numero di persone che collaborano contemporaneamente è potenzialmente enorme e sta a me gestire gli incontri conciliando impegni di lavoro, università e famiglia di operatori ed interpreti. È difficile far capire a tutti cosa stia prendendo vita nella mia mente, ma quando ciò accade le soddisfazioni sono davvero grandi.
“Amore e inesistenza”, il tuo prossimo cortometraggio, sta prendendo forma. È vero che rivestirai un ruolo particolare?
Nel prossimo cortometraggio non avrò per la maggior parte del tempo la telecamera in mano, in quanto sarò io stesso un interprete. Dovrò far operare la mia collaboratrice, trasmettendole un certo grado di conoscenze perché i movimenti che ho intenzione di utilizzare hanno tutti un preciso significato. I problemi più grossi di comprensione avvengono spesso tra attore e regista: l’attore e l’attrice sono elementi dall’altra parte della telecamera e ciò, seppur non togliendo nulla alla loro bravura, li svantaggia moltissimo, nonostante non portino il peso del come realizzare il tutto. Parlano un linguaggio diverso dal regista, che segue una linea precisa e devono interpretare, ponendo la dovuta attenzione anche al modo in cui si presentano allo spettatore. Un operatore può andare sul set spettinato, magari con le occhiaie; un attore può farlo solo se il copione lo richiede.
Sono affascinato dai film in cui il regista è anche lo scrittore, e fin da quando ho iniziato a scrivere per il cortometraggio ho desiderato essere parte della schiera dei personaggi. Vedere questo piccolo sogno realizzarsi è già un grosso traguardo.

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