I Goonies

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Il ritorno al cinema del film che ha entusiasmato un’intera generazione

Tra la nebbia fitta piena di sequel, prequel, mid-sequel e quant’altro, tra la marea di saghe cinematografiche senza fine e trailer che spoilerano i film prima ancora della loro reale uscita nelle sale, facciamo un passo indietro. Torniamo ai mitici anni ’80, quando l’analogico regnava sovrano, Madonna era in cima alle classifiche e «nessuno poteva mettere Baby in un angolo».
Bei tempi eh? Un periodo in cui il massimo a cui aspirava una saga cinematografica era arrivare al terzo – o al massimo quarto – capitolo e finire in bellezza, senza allungare il brodo ancora e ancora; un tempo in cui i film erano genuini, spesso così tanto da risultare banali; o almeno a noi che li guardiamo con gli occhi del futuro.

A metà di questi anni sfolgoranti, precisamente nel 1985, usciva un film di un certo Richard Donner (già regista di Superman e Ladyhawke) che stava per far innamorare un’intera generazione.

Tratto da un soggetto del maestro Steven Spielberg e sceneggiato per il grande schermo da Chris Columbus (già sceneggiatore de I Gremlins), I Goonies è una pellicola che racconta semplicemente di una grande avventura, una di quelle a cui non si può dire di no.

Astoria, Oregon. Mikey Walsh e la sua famiglia sono prossimi allo sfratto: la zona infatti, è destinata a una profonda modernizzazione, la quale investirà a breve tutto il quartiere scialbo e tranquillo di Goon Docks. Per questo, quando il piccolo protagonista trova in soffitta un’antica mappa del tesoro – e non si tratta di un bottino qualsiasi ma di quello del famigerato pirata Willy l’Orbo! – e un medaglione più vecchio di tutti i cittadini messi insieme, mettersi alla ricerca di esso per conquistare fama, gloria e denaro è d’obbligo. Mikey così, convince i suoi amici Chuck, un tipetto troppo goloso e goffo come un elefante in una stanza piena di cristalli , il giovane inventore Data e il logorroico Mouth a seguirlo in un’avventura che cambierà per sempre le loro vite e quelle degli spettatori di tutto il mondo.

I piccoli eroi – aiutati da un gruppetto di ragazzi più grandi – si mettono in viaggio e, con la loro caparbietà e inventiva, scoprono dei sotterranei nella città, disseminati di passaggi tortuosi, trappole di ogni genere, vecchie navi pirata piene d’oro e una famiglia antagonista– tanto goffa quanto ridicola – alla ricerca dei dobloni e pronta a tutto pur di metterci le mani sopra.

La trama, è abbastanza scontata; qua e là non mancano i tratti canonici spielberghiani: dall’umorismo che rende la storia adatta a tutta la famiglia, a quella sana e classica voglia di avventura che contraddistingue tutti i suoi film. Ma il modo di raccontare è diverso. C’è una candida innocenza nei protagonisti del film, troppo grandi per essere chiamati bambini e troppo piccoli per essere degli adolescenti. È quella classica età in cui non sai bene cosa sei, «Non è cane; non è lupo», direbbe il buon Boris di Balto, dove l’impossibile diventa possibile e la vita va vissuta fino in fondo.

Ma perché scrivere un articolo su un vecchio film per ragazzini, direte voi? È qui che vi voglio. Per tre giorni soltanto – il 9, 10 e 11 dicembre – questo piccolo grande cult senza tempo si spoglia delle sue ragnatele e torna per la prima volta dopo decenni nelle sale in versione restaurata. Quindi sembrava più che giusto rendergli omaggio. Perché nonostante I Goonies sia spesso catalogato come un film di avventura per ragazzi, è molto di più.

Questa pellicola è stata il punto focale per centinaia di altri film. Più vecchio di un anno del mitico Stand by me – Ricordo di un’estate, il film ci presenta la sua personale banda di sfigati (“goony” nello slang inglese vuole appunto dire “sfigato”), elemento cardine di un sacco di film e serie tv moderne, primo fra tutti il famosissimo Stranger Things. E non è forse questa serie televisiva di successo un classico tributo agli Eighties?  Non si rifà proprio a questi piccoli pionieri, coraggiosi ma con garbo ed esploratori in bicicletta? Chi di voi non ha notato una certa somiglianza tra la Stef – intelligente e con gli occhiali – de I Goonies e la Barb di Stranger Things?
Coincidenze? Io non credo.

Il ritorno nelle sale è anche un bene per far conoscere alle giovani menti un pezzetto di storia del cinema, un cult senza tempo che ha influenzato una generazione – non scordiamo che da questo film sono stati tratti videogiochi e libri – e che tuttora rimane nei cuori di milioni di spettatori, ricordando loro un tempo in cui bastava avere un po’ di immaginazione e tanta voglia di stare all’aria aperta per poter essere felici. Perché i protagonisti de I Goonies si fanno travolgere dalle emozioni e dalla vita, dalla voglia di superare i propri limiti e, sì, anche di avere paura; perché la paura non rende deboli, ma solo più coraggiosi. È un film importante perché racconta di avventure che i bambini di adesso, troppo impegnati a giocare con lo smartphone, non conosceranno mai; in quanto mostra un periodo in cui le ginocchia erano perennemente sbucciate, i vestiti insozzati dallo stare nel mondo e dal sudare come matti per fare a gara a chi arrivava primo a quella parete o a quello steccato.

In sostanza, e non per essere melodrammatici, I Goonies è un tributo all’amicizia, alla voglia di avventure e a quel bambino che ognuno di noi è stato e che troppo spesso viene dimenticato non appena arrivano i tanti agognati diciotto anni. È un sentimento che hai dentro, una voglia matta che non vuoi rivelare, è essere fanciulli nonostante l’età. È vivere, anziché sopravvivere.

Sara Properzi

Che dire di me? Amo leggere, inventare storie, e perdermi nella sala buia di un cinema. Adoro quel momento magico in cui le luci si spengono e il film si appresta a iniziare. Sono una ragazza cresciuta a pane, sogni e libri; e che puntualmente a fine giornata si ritrova con la mano sporca di inchiostro.