Disponibile anche su Cogito: intervista ai rovere

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Un piccolo viaggio nell’universo musicale della band emergente bolognese, dove è rigorosamente bandito il caps lock

In occasione del Jamrock Festival di Vicenza abbiamo avuto l’opportunità di intervistare i rovere: gruppo emergente della scena indie italiana. Vengono da Bologna e non amano particolarmente il caps lock: tutte le loro canzoni, compreso il titolo dell’album, sono scritte in minuscolo. Il loro primo album, “disponibile anche in mogano”, è uscito qualche mese fa per Sony ed è già riuscito a conquistarsi un posto in pole position sulle mensole dei loro fan, il cui numero cresce sempre di più ad ogni concerto. È difficile, infatti, non lasciarsi coinvolgere dalla carica di energia e positività che Nelson “Nels” Venceslai (voce), Luca Lambertini (chitarra) e Lorenzo “Stiva” Stivani (tastiere) portano con loro ogni volta che salgono sul palco.

La scelta del nome contiene in sé già un buon auspicio per la longevità del gruppo. Il rovere, infatti, è una quercia che può raggiungere anche i 500 anni d’età. Nonostante loro non abbiano ancora varcato la soglia dei 30, hanno già messo radici e stanno crescendo discretamente in un panorama musicale già “saturo”sotto un certo punto di vista, nel quale risulta sempre più difficile farsi strada ed emergere. Il loro tour estivo è ricco di date in tutta Italia, difficilmente troverete una regione in cui non hanno ancora suonato, e li terrà occupati fino al 5 Settembre, ad Empoli. Ecco cosa ci hanno raccontato.

(Per vedere il video dell’intervista cliccate qui.)

 

Siete una band giovanissima: vi siete formati nel 2016, avete pubblicato solo due singoli (la pioggia che non sapevo e caccia militare) nel 2017 e avete iniziato fin da subito a suonare in giro. Come è stato, una volta uscito l’album, suonare tutti i pezzi live?
Nels: Prima che uscisse l’album suonavamo comunque le canzoni che poi avrebbe contenuto, solo che ancora non le conosceva nessuno. Erano esecuzioni un po’ rudimentali, accompagnate da alcune cover di sigle dei cartoni animati. La cosa più assurda è stata, una volta uscito il disco, fare il nostro stesso concerto con la gente che cantava le parole di ogni singola canzone. Non riuscivo a smettere di sorridere, perché non potevo credere fosse vero.

Avete sempre voluto fare i musicisti?
Nels: Da piccolo pensavo che il lavoro più bello del mondo fosse fare il cantante, però non avrei mai pensato di farlo come mestiere vero e proprio. Anche perché non ho mai fatto musica seriamente fino a due anni fa, quando ho incontrato Stiva e Luca.
Stiva: Io Luca ci siamo conosciuti in prima elementare, quando studiavamo musica assieme. Sognavamo proprio di fare i musicisti, infatti a quattordici anni abbiamo formato la nostra prima band, che purtroppo non è decollata. Una volta che ci siamo sciolti abbiamo deciso che avremmo continuato a fare musica solo per noi. Quando si è aggiunto Nelson, poi, è cambiato tutto ed eccoci qui. Ci suona ancora strano sentirci appellare come musicisti.

Siete in tour da un po’ di tempo ormai, state suonando sui palchi di tutta Italia: da Nord a Sud, senza disdegnare le nostre belle isole. Vi piace questa vita “on the road”? Raccontateci qualche aneddoto simpatico accaduto durante i vostri interminabili viaggi in furgone.
Luca: Ecco, a proposito di furgone, ci sarebbe una disavventura divertente da raccontare accaduta qualche giorno fa. Per raggiungere l’agriturismo in cui avremmo dormito, dovevamo attraversare un campo sterrato pieno di ulivi. Alla fine da quel campo non siamo più riusciti ad uscire perché ci siamo bloccati con le ruote in mezzo al fango. Tutto questo perché abbiamo compiuto il fatale errore di affidare la guida al maestro Stivani. L’unico merito che gli riconosciamo è quello di aver spinto il furgone per tirarlo fuori.
Poi, parlando del tour, ovviamente ci sono alti e bassi sia durante il concerto che dietro le quinte. Però ci stiamo divertendo parecchio ed è questa la cosa più importante.

Che rapporto avete con i fan? Pensate che per un artista sia importante coltivare anche questo aspetto del suo lavoro?
Nels: Ci sono molti ragazzi che vengono spesso a sentirci, addirittura c’è chi oggi festeggia il decimo concerto. Ormai con loro è nata quasi una sorta di amicizia. In generale cerchiamo sempre di essere il più disponibili possibile, perché sappiamo di poter fare quello che stiamo facendo soltanto grazie a loro. Quindi, dopo il concerto, anche se siamo stanchi e sudati, siamo più che contenti di uscire dal backstage per fare foto, abbracci e firme sui cd.
Stiva: Questa è una cosa a cui noi teniamo veramente molto. Ci sono persone che si fanno un sacco di km solo per venire a sentire noi, quindi è fondamentale e rispettoso poterli ripagare in qualche modo.

C’è una vostra canzone che ci ha particolarmente incuriosito: “soli come a Bologna”. Sembra paradossale che in una delle città più caotiche ed accoglienti d’Italia ci si possa sentire soli anche solo per un momento. Quindi ci spieghereste meglio il significato di questa metafora? Si sta veramente così soli a Bologna?
Luca:
Il paradosso è proprio quello, ovvero anche in mezzo a tante persone devi comunque venire a patti con te stesso e capire quello che hai dentro. La solitudine non è un qualcosa dato dal numero di persone che hai intorno, ma dalla tua capacità di dare qualcosa a loro. Abbiamo usato Bologna perché noi ci abitiamo, ma è un concetto applicabile a qualunque altro luogo. Poi magari in un paese ti senti anche meno solo perché c’è un tessuto sociale diverso rispetto a quello della città, dove è impossibile conoscersi tutti.

Parlando di Bologna: come band è stato difficile emergere in un posto come questo, dove ci sono innumerevoli gruppi che fanno generi affini al vostro?
Nels:
Noi abbiamo avuto molta fortuna perché abbiamo iniziato fin da subito a suonare con i Pinguini Tattici Nucleari nel loro tour “Gioventù Brucata”. Poi abbiamo continuato a suonare in apertura a loro anche nel tour successivo. Questo è stato sicuramente un’ottima spinta.
Stiva: È stato abbastanza destabilizzante passare dalla sala prove a suonare ogni sera davanti a un sacco di persone. Questo però ci ha aiutato a cominciare a suonare anche da soli. Ci siamo fatti parecchio le ossa.

A proposito di Pinguini Tattici Nucleari, la canzone “sport” contiene la collaborazione con Riccardo Zanotti. Come è stato lavorare con lui?
Nels: Abbiamo preso molta ispirazione dal suo modus operandi. Avevamo già collaborato in passato, poi è entrato in studio con noi per il disco ed è stato una macchina da guerra. Da lui abbiamo imparato un sacco perché ha molta esperienza e ci ha aiutato davvero tanto. I Pinguini Tattici Nucleari li ascoltavamo già da tempo, quindi avere il featuring del cantante di un gruppo di cui sei fan in un tuo brano è stata una bella soddisfazione.

rovere è un progetto musicale che non si identifica in nessun genere, è indie ma pieno di svariate influenze musicali. Diteci i primi tre artisti che troveremmo se dovessimo sbirciare nei vostri profili Spotify.
Nels: Mumford and Sons, Vampire Weekend, Twenty One Pilots.
Luca: Vasco Rossi, Bruce Springsteen, Luciano Ligabue.
Stiva: Fulminacci, i Cani, Clavdio.

Oltre alla musica avete tutti altre occupazioni. Nelson è un vlogger ed un content creator per il canale Youtube Space Valley, Stiva è maestro in una scuola d’infanzia e Luca ha da poco finito gli studi da medico. Come fate a gestire queste doppie vite?
Luca
: Dormiamo poco, mangiamo male, ma per fortuna abbiamo delle persone con una grandissima pazienza attorno a noi. Ci vuole una grande forza di volontà per gestire al meglio tutti gli aspetti della nostra vita. Magari non ci capita di trovarci una sera sul divano senza sapere cosa fare però siamo contenti di fare questi sacrifici perché alla fine ripagano sempre.
Nels:  È vero, come diceva Luca, che attorno a noi abbiamo delle persone che ci aiutano molto. Per citare alcuni nomi: Giorgio Patelli che ci ha aiutato con la produzione musicale, Marco Paganelli e Davide Franceschelli che suonano con noi durante il tour (rispettivamente batterista e bassista), i ragazzi di MuxLand che ci aiutano con tutta la parte tecnica riguardante soundcheck e strumenti. Siamo in tanti e facciamo squadra. Poi un giorno sverremo sul palco per la fatica, ma siamo contenti comunque.

Se svenite, però, c’è chi vi raccoglie visto che Luca è medico.
Luca: Il problema è se svengo io!
Nels: Anche il nostro produttore è medico, quindi siamo praticamente in una botte di ferro.
Stiva: Io ho la fortuna di avere delle colleghe che sono mie “fan”,  quindi godo di molto supporto. Quando è uscito il tour primaverile, ad esempio, mi sono presentato con una sfilza innumerevole di date e mi hanno guardato con due occhi sgranati. Però, poi, sono state gentilissime e mi hanno permesso di essere sempre presente.

Una vostra canzone (everest) dice così: “E nell’ansia di cambiare resteremo sempre uguali.” In questi ultimi mesi ci sono stati molti cambiamenti dal punto di vista della vostra carriera. Voi invece come vi sentite rispetto a sei mesi fa? Cambiati o sempre uguali?
Nels:
Io personalmente mi sento sempre uguale. Ormai faccio cose in campo artistico da quasi sette anni e mi piace pensare di aver trovato un equilibrio nella mia vita per il quale rimango sempre uguale, qualunque cosa succeda. Però sicuramente questo progetto è cambiato moltissimo rispetto a sei mesi fa.
Luca:
Da un lato cambi per forza perché giri l’Italia e conosci un sacco di gente nuova. Dall’altro, cambiando e andando lontano, ti rendi comunque conto che qualcosa di te rimane sempre la stessa.
Stiva:
Io mi sento molto diverso perché è cambiata proprio la mia routine giornaliera e anche la gestione del mio tempo libero. Sono molto più ansioso perché ci sono tantissime cose a cui stare dietro: bisogna stare al passo con gli impegni senza trascurare la propria sfera di relazioni personali, cercando di fare tutto come si deve.

Dulcis in fundo: cosa ci dobbiamo aspettare dai rovere in futuro? Rimarrete nella vostra comfort zone (il mogano) oppure vi addentrerete verso materiali da costruzione ancora inesplorati?
Nels: 
Io nel futuro vedo una carriera di Stiva da solista, si chiamerà Acero.
Stiva: Esatto, finalmente potrò liberarmi di tutta questa gente attorno a me che mi sta tarpando le ali e riuscire ad esprimermi artisticamente una volta per tutte, come ho sempre desiderato. Scherzi a parte, in questo periodo stiamo buttando giù parecchie idee e abbiamo anche iniziato a scrivere qualche pezzo nuovo. Per il momento ci piace parecchio quello che sta venendo fuori, speriamo di riuscire a condividerlo anche con il resto del mondo il prima possibile!

 

Intervista a cura di Elia Mastriani
Articolo a cura di Elisabetta Ciavarella

 

 

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